Il futuro del lavoro sarà ibrido? (Speriamo di no)
Molti sostengono con grande enfasi che il lavoro del futuro sarà ibrido, ma forse Ibrido non e' la parola giusta e possiamo aspirare a qualcosa di meglio.
Forse è solo una mia impressione ma ibrido mi pare porti con sé l’idea di artefatto, di potenziare qualcosa ma depotenziare qualcos’altro. Per quanto ci siano casi di ibridazione naturale, a me la parola evoca un’attività artificiosa, intrusiva, che ha poco senso e gentilezza quando parliamo di uomini, di donne, di lavoro. E naturalmente di vita. Mi fa pensare a squilibri e scompensi, a compromessi.
L'Ibridazione non sembra essere la ricchezza che si genera dall'incontro tra le differenze quanto invece il compromesso che si forma dall'unione di elementi eterogenei che non legano tra loro e che, mescolati a forza, trovano un proprio equilibrio depotenziando le rispettive caratteristiche. Perdendo qualcosa.
Quando si parla di ibrido mi viene in mente una moto Enduro che non performa sulla strada come una moto da strada e non performa sullo sterrato come una moto da Cross.
Se parliamo del futuro del lavoro direi che possiamo aspirare a qualcosa di meglio.
Come spesso accade ereditiamo parole dal mondo anglosassone e le diffondiamo facendole nostre. È un fatto assodato e avendo lavorato per anni in un contesto internazionale, non posso dire di esserne rimasto, e di esserne ancora oggi, immune. “Hybrid” e' la nuova buzzword del momento
Mi pare che parlare di lavoro ibrido sia anche linguisticamente errato.
Ricordo che quaranta anni fa in un piccolissimo comune della bassa mantovana, lo zio di un mio amico aveva sia la bottega da barbiere che la gestione della pompa di benzina del paese, forse seguendo la logica del lavoro ibrido lo si sarebbe potuto definire un "benziniere" o un "barbinaio".
Non credo che Il lavoro si possa piu’ di tanto ibridare se non nella generalizzazione a volte necessaria, da un punto di vista organizzativo, che nasce dall'unione di funzioni e che va spesso a discapito delle competenze specifiche: Direttore Vendite e Marketing, Direttore Finance e ICT etc etc.
Potrebbe avere più senso invece parlare di "hybrid workplace”. Ma anche in questo caso la definizione mi fa pensare all'ufficio con tinello e divano letto o alla casa con postazione di lavoro in cucina o in cameretta.
É evidente che molte delle case in cui viviamo non sono state progettate per ospitare il lavoro e che, alla luce delle nuove dinamiche, una riprogettazione dello spazio domestico sarà' probabilmente necessaria così' come sarà necessario riprogettare i luoghi di lavoro.
Stiamo tutti cercando di fare del nostro meglio
Quello che credo sia onesto dire è che stiamo tutti cercando di equilibrare vita e lavoro ma lo stiamo facendo con tante difficoltà, con il rischio di sbilanciarci da una parte o dall’altra, potenziare qualcosa e depotenziare qualcos’altro. Stiamo cercando proprio di ibridare, non solo il lavoro ma soprattutto le nostre vite e sembrerebbe che questo stia avvenendo sempre più' a favore del lavoro e sempre più a discapito del nostro privato e del nostro tempo.
Mai come oggi invece, sia il lavoro, sia le nostre vite, hanno bisogno di armonizzazione più' che di ibridazione,
Più che mischiare, ibridare, secondo me è necessario separare i livelli e ricomporli poi in modo armonico e sostenibile. Non abbiamo bisogno di bilance con misure standard - life-work-balance-, né di ibridazioni ma di più' opzioni possibili che possano generare invece un nuovo rapporto armonioso tra la nostra dimensione privata e quella professionale.
Altrimenti a dispetto del lessico, sarà sempre una forzatura. Un compromesso in cui ci perdiamo qualcosa.
Come una moto enduro che se la cava sia su strada che sullo sterrato, ma non benissimo né in uno né nell’altro campo.